Gen 072016
 

Gioachino Rossetto aveva coltivato fin da giovane il sogno di fondare un’associazione di persone che, senza distintivo alcuno, si dedicassero ad un apostolato semplice e fecondo in mezzo al popolo.

Ancora adolescente aveva ammirato il bene che una sua sorella faceva fra la gente del suo paese . Divenuto sacerdote, cominciò a parlare di questo suo sogno, in particolare con persone che si accostavano al suo confessionale, sia a Vicenza che a Venezia.

Tornato dalla missione in Africa, ritrovò quelle stesse persone ancora animate dal desiderio di bene che aveva suscitato in loro.

A queste donne, come a tante altre persone che avvicinava al confessionale, egli aveva anche comunicato di avere scoperto nel Vangelo che Gesù ci dona il Padre suo come Padre nostro, ci fa figli suoi e quindi sorelle e fratelli di tutta l’umanità.

Egli desiderava che questa fosse l’anima di quel gruppo che andava formando e che la loro vita fosse una risposta d’amore filiale all’amore paterno e materno di Dio.

Nel 1919, durante la celebrazione dell’eucaristia nella cappella delle Apparizioni di Monte Senario (culla dell’Ordine dei Servi) sentì fortemente, ed accolse come volontà di Dio, l’urgenza di dare avvio a questo gruppo.

La notte di Natale del 1919, a Vicenza, il primo gruppo di coloro che egli aveva seguito spiritualmente, ciascuna nella propria casa, si consacrò a Dio Padre, dando avvio al primo nucleo della nuova Famiglia.

Il mese successivo un altro gruppo iniziò a Venezia.

Nei primi anni la Famiglia aumentò notevolmente, ma ben presto emersero anche i problemi e le incomprensioni perché la Chiesa non riconosceva ancora la possibilità di una consacrazione nel mondo senza segni esteriori ed un regolamento ufficiale della Chiesa.

  1. Giochino, pur soffrendo e cercando modi diversi di concretizzare questa vocazione, continuò a credere nella bontà e possibilità di realizzare la sua ispirazione.

Nel 1927, durante una grave malattia, fece voto che, se fosse guarito, avrebbe dato vita anche ad un gruppo di sacerdoti, che si nutrissero della stessa spiritualità delle figlie di Dio e fossero di reciproco sostegno.

Egli aveva già coltivato conoscenze e scambi con alcuni sacerdoti diocesani, convinto che la nuova forma di vita potesse essere sostenuta solo da chi aveva comuni ideali e formazione spirituale.

Si era però reso conto che questi sacerdoti doveva formarseli lui stesso, fin da giovani.

Per questo, nel 1929, aprì uno studentato a Vittorio Veneto, dove aveva trovato l’accoglienza del vescovo mons. Beccegato.

Questo passo, però, aumentò i conflitti con l’Ordine.

Fu progressivamente allontanato dalla sua “Opera” proprio nel suo inizio, per cui affidò la formazione alla specifica spiritualità filiale dei giovani seminaristi alla Responsabile del gruppo femminile: Emanuela Zampieri.

Egli morì a Tirano (SO), lontano dalla sua Famiglia, consegnando con abbandono filiale al Padre la sua vita, fiducioso che sarebbe stato Lui a prendersi cura dell’Opera che aveva iniziato.

Il primo sacerdote del gruppo fu ordinato nel 1940, cinque anni dopo la sua morte feconda.

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