Gen 122016
 

RuggieriGiuseppe Ruggieri in un libro pubblicato nel settembre scorso (della Fede. La certezza, il dubbio, la lotta – Carocci, Roma 2014) utilizza il paradigma del racconto per analizzare il cammino della comunità cristiana.
Nel primo capitolo (gli snodi del racconto) chiarisce che si tratta di un raccontare un “esperienza vissuta” che dà senso all’esistenza. La prima costatazione è che i “racconti fondativi dell’esperienza umana … parlano tutti di qualcuno che non vediamo, nascosto quasi, perché ciò che accade davanti ai nostri occhi sembra addirittura negarlo” (p, 19). “Ma i racconti fondatori, come quelli delle Scritture ebraiche, sono concordi nell’affermare che questo Assente tiene di fatto i fili del racconto” (p. 20). Ruggieri analizza di seguito il Racconto ebraico (la creazione e il Patto), il Racconto di Gesù di Nazareth (centrato sull’annuncio del Regno di Dio ai poveri, e sulla percezione che Egli vive “di Dio come Padre” tenero e misericordioso, il Racconto di Paolo Di Tarso concernente Gesù e l’efficacia del suo Vangelo. Paolo come altri simili racconti parte “dall’esperienza delle apparizioni di colui che era stato crocifisso” (p. 48). Ruggieri in  particolare illustra l’Eccedenza del racconto messianico di Gesù e su Gesù e chiarisce che esso “rispetto ai racconti antichi di Israele aveva un pregio unico: innovava senza smentire” (p. 66), introduceva cioè novità che non provocavano rotture, ma sviluppi armonici.

Ciò è avvenuto perché la continuità del suo racconto non consiste nell’identità di contenuto ma nel fatto che sono i diversi narratori a raccontarli in modo efficace, in modo cioè da suscitare esperienza che modificano l’esistenza. In altri termini il loro non è “un racconto ‘descrittivo’ di uno stato di cose, ma un racconto che ‘opera’, cioè non descrive soltanto uno stato di cose, ma mette altresì l’interlocutore in una diversa condizione esistenziale, lo costringe a prendere una decisione” (pp. 45-46). Ciò conduce ad una pluralità di racconti anche diversi ma relativi agli stessi eventi. “Le cristologie cioè le varie interpretazioni della persona e dell’opera di Gesù che così si svilupparono, pur avendo questo base comune, sono tuttavia irriducibili l’una all’altra, già nel Nuovo Testamento”. Secondo Ruggieri quindi la continuità del racconto cristiano è data da due fattori distinti: la presenza di narratori che lo ripetono in modi diversi e l’efficacia del loro raccontare evidente nei cambiamenti che il loro racconto suscita nella vita di coloro che l’accolgono.

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