Lug 022016
 

donmarioalbertiniIl centro del vangelo è l’invio dei discepoli in missione: i suoi frutti, per coloro che accoglieranno la buona notizia della vicinanza di Dio che essi portano, saranno la pace, la liberazione dalle forze del male, la promessa di una vita buona. Il loro annuncio, come la loro fede, deve essere accompagnato dalla pazienza, nella fiducia che soltanto Dio può convertire il cuore delle persone. Perciò non si ceda a facili entusiasmi, ma neppure ci si perda d’animo di fronte alle difficoltà. Lo scetticismo descritto nella prima lettura, che accompagna il ritorno degli ebrei dall’esilio, non può diventare l’atteggiamento dei discepoli di Gesù. In alternativa a tale atteggiamento già il profeta Isaia annuncia la speranza connessa alla promessa di Dio. Pace e benedizione sono per coloro che si affidano a Dio. Allo stesso stile esorta Paolo, nella seconda lettura, ricordando che nelle difficoltà e nella sofferenza il cristiano trova la sua forza nella croce di Cristo, perché soltanto essa è la fonte della nostra salvezza.

Nelle notti d’inverno, se il cielo è sereno si può ammirare la splendida costellazione di Orione, nella quale, con un po’ di fantasia poetica, si vede come una grande T. Santa Teresina diceva: ecco, il mio nome (Teresa) è scritto lassù!  Non è in questo senso che Gesù dice ai suoi discepoli: Rallegratevi, i vostri nomi sono scritti nei cieli: non nelle costellazioni e neppure in registri anagrafici tenuti da angeli. C’è la mente e il cuore di Dio che ci conosce e ci vuole bene, e questo è il motivo per cui Gesù dice: Rallegratevi!. Lasciamo scendere nel cuore le parole di Gesù: “i vostri nomi sono scritti nei cieli”, con la certezza che Dio pensa a te, si occupa di te, si fida di te. In una parola: che Dio ti vuole davvero bene.

Talvolta dubitiamo dell’amore di Dio: ci sono cose che vanno storte, cose che fanno male a noi o a persone care, disordine e ingiustizia, egoismi, innocenti che soffrono e imbroglioni che prosperano… Eppure il nome di ciascuno è conosciuto da Dio, non siamo dimenticati da lui. Anche se non comprendiamo, nonostante tutto crediamo al suo amore!

Mi sono soffermato sull’ultima frase del brano evangelico, e penso di aver sottolineato una cosa bella e importante. Ma anche il resto è importante. Andate, ecco io vi mando… Qualcuno penserà: Gesù sta parlando dei missionari, dei preti. Si e no. Certamente parla dei preti, e come prete io sento il dovere di coscienza di confrontarmi con questa pagina in cui si parla di povertà, di libertà interiore, di pazienza, generosità… E mi accorgo che devo modificare parecchie cose.

Ma Gesù si rivolge a tutti, e chiede a tutti di pregare perché ci siano, per la sua messe, operai numerosi e validi, perché la collaborazione mia da prete e la vostra di laici, all’opera di Dio, è essenziale: la storia la guida Dio, ma la facciamo noi!  A tutti poi Gesù chiede di accogliere, ascoltare, mettere in pratica il vangelo, e diventarne testimoni.

E c’è l’esortazione: Andate come agnelli in mezzo ai lupi. In un mondo in cui per sistema si usa la forza, la violenza, l’imposizione delle proprie idee e del proprio interesse, andare disarmati e nella semplicità a portare il dono della pace, e la vittoria sul male e sul maligno.

C’è anche un’apparente piccola stranezza nelle parole di Gesù: se vi accoglieranno, dite che il Regno di Dio è vicino; se non vi accoglieranno, dite la stessa cosa: il Regno di Dio è vicino. Ma non è una stranezza. Afferma così che il Regno di Dio non dipende noi; che lo si voglia o no, esso viene, ma avrà una duplice valenza: di giudizio severo per chi lo rifiuta, di speranza e di gioia per chi lo aspetta e lo accoglie.

L’annuncio della venuta del Regno (che nel Padre Nostro invochiamo: venga il tuo Regno) è il messaggio centrale di Gesù, costituisce la trama di tutta la sua predicazione. Egli annuncia un mondo in cui Dio è sovrano, e in cui noi dobbiamo riconoscere questa sua sovranità, nella fede che Cristo è morto ed è risorto per noi, noi, i cui nomi sono scritti lassù.

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