Giu 302025
 

Se rimaniamo sopraffatti dal mistero di Dio, ci è data la capacità di parlare con Dio, di metterci in rapporto con Lui.

 Dio nessuno l’ha mai visto, però il Figlio lo ha  rivelato non soltanto nel senso che ha detto qualcosa di Dio,  ma anche perché ci ha comunicato la sua vita: la grazia partecipazione alla vita di Dio, così che siamo diventati suoi figli. 

Se rimaniamo sopraffatti dal mistero di Dio, se non  sappiamo parlare di Dio in maniera sufficientemente valida,  ci è data tuttavia la capacità di parlare con Dio, di metterci in  rapporto con lui. Nella prima pagina della Bibbia è detto che Dio ha  creato l’uomo a sua immagine e somiglianza; vuol dire che  ha creato l’uomo come ‘persona’, così come Persona (o  meglio: Persone) è lui. Ha creato l’uomo, e lo ha posto di  fronte a sé nella capacità di dialogo: Io-Tu. L’uomo è capace  di dare del tu a Dio. Non sappiamo parlare con proprietà di Dio, ma possiamo parlare con lui, e le due strade di questo rapporto sono  la preghiera e l’esperienza

La preghiera è infatti parlare con Dio; non solo a  Dio, ma con lui, in un dialogo che coinvolge tutto il nostro  essere e tutti e tutto. 

E l’esperienza nella fede. Fare esperienza di Dio non  vuol dire provare una particolare sensibilità, ma accorgersi  del passaggio della sua bontà, della sua sapienza, del suo  amore, nella nostra vita. E’ capire che Dio si è fatto presente  a me. Nel momento in cui questo passaggio avviene, non  sempre ce ne rendiamo conto, e ce ne accorgiamo solo dopo.  Due episodi dell’Antico Testamento ci possono aiutare a  capire. 

Un certo giorno Mosè (Es 33,18-23) dice a Dio:  “Mostrami la tua gloria”, fa’ che io ti veda; e Dio risponde:  “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e pro clamerò il mio nome, Signore, davanti a te; farò grazia a chi  vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò avere  misericordia”; e soggiunge: “Ma tu non potrai vedere il mio  volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”. E allora: “Ecco un luogo vicino a me: tu starai sopra la rupe;  quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della  rupe, e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi  toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non  lo si può vedere”. Ecco, anche a noi Dio dice: Non pretendere di vedermi; però in certe occasioni potrai accorgerti che io sono  passato, riconoscendo la mia grazia, la mia misericordia; non  vedrai me direttamente, ma i frutti della mia azione. Questa esperienza l’ha fatta Mosè, e, nella povertà  della nostra vita, l’abbiamo certo fatta anche noi: Dio si è  fatto presente, dimostrando la sua bontà verso di noi. 

L’altro episodio riguarda il profeta Elia (1Re 19,11- 13). Il profeta, perseguitato, fugge nel deserto e poi sale sul  monte Oreb, lo stesso monte del colloquio di Mosè con Dio.  Anche Elia si ritira in una caverna: forse è la stessa in cui  Dio aveva posto Mosè per far passare la sua gloria. Il profeta  sente una voce che gli dice di uscire per stare alla presenza  del Signore: “Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento  impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le  rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.  Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel  terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore  non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu un mormorio di vento  leggero”. C’è chi traduce questa frase con: “Ci fu il suono  del silenzio, la voce del silenzio”. 

Elia, come udì il mormorio di questo vento leggero,  questa voce del silenzio, “si coprì il volto con il mantello,  uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una  voce”, ed inizia il colloquio con Dio. 

Anche noi l’esperienza di Dio la possiamo fare  soprattutto in questo silenzio. Certo, anche gli eventi  straordinari possono essere manifestazioni di Dio; di norma però, nella nostra vita, Dio si manifesta nel silenzio, nella  nostra interiorità. Fare esperienza di Dio non vuol dire  quindi fare esperienza di cose straordinarie, ma essere capaci  di riconoscerlo negli avvenimenti quotidiani, mediante la  fede.

Don MARIO ALBERTINI

Sorry, the comment form is closed at this time.