Apr 192025
 

Spiritualità della paternità

PADRE  – Modo diretto e affettuoso di rivolgersi a Dio. Non vengono aggiunti quei titoli che pure gli spettano: onnipotente,  eterno, bontà infinita, giustizia infinita, eccetera; essi sono  “dentro” alla parola Padre: il Padre è onnipotente nell’amore; il  Padre è giustizia che agisce per giungere al perdono; eccetera.  Ma per noi cristiani dire Padre significa molto di più:  Gesù ci ha rivelato che Dio vive una relazione al suo interno:  il dialogo trinitario tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.  Ora, se Gesù che è il Figlio ci permette e anzi ci comanda di  chiamare Dio Padre così come lo chiama Lui nel mistero trinitario, significa che ci introduce in quel dialogo, in quel mistero.  Dio Padre nostro è il Padre di Gesù! “Salgo al Padre mio e Pa dre vostro”. 

 Certo si tratta di due rapporti ben distinti, ma hanno una cor rispondenza: Dio è un Padre che ci è donato da Gesù, che ne è  il Figlio eterno. 

 Rendiamoci conto della grandezza racchiusa in questa parola  Padre, intesa nella luce del Vangelo. “E’ un nome troppo di menticato, troppo sconosciuto, ma è il solo dato a noi come  conforto dallo stesso Figlio di Dio, l’unico che lo poteva dare”  (così il Servo di Dio padre G. Rossetto).

Padre NOSTRO  – Quel nostro esprime anzitutto un rapporto di affetto  (come quando diciamo: mio padre, mia madre…) – ed è come  se dicessimo: ricordati che ti siamo figli. 

 Ed è proprio riconoscendo che Dio è Padre nostro che com prendiamo noi stessi; è guardando a come Dio si comporta con  noi che comprendiamo il nostro rapporto con lui. Egli si com porta da Padre ed è Padre, quindi noi siamo figli suoi. 

 Ma quel nostro ci mette anche in comunicazione con gli altri  figli di Dio, cioè con i fratelli, amati dal Padre come sono  amato io. Quindi la preghiera insegnataci da Gesù è non solo  una preghiera filiale, ma anche una preghiera fraterna. Dobbiamo non solo pregare per i fratelli, ma anche con i fratelli… Ancora: quel nostro indica un’appartenenza, ma non esclu siva. Cioè non vuol dire: solo di noi che lo conosciamo in  Cristo, e non invece degli altri… No: è Padre di tutti. Eppure noi  lo possiamo dire nostro con maggiore consapevolezza, perché  da Gesù abbiamo conosciuto il suo amore e vi crediamo.

 Ha curato questa esposizione don Mario Albertini.

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