RIVOLTI ALL’ESSENZIALE

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Feb 202021
 

“Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo recuperare la consapevolezza che come popolo abbiamo un destino comune (…) Nessuno può salvarsi da solo”.

E’ una responsabilità che papa Francesco ci chiede ancora: siamo tutti nella stessa barca, nessuno escluso. L’ha ripetuto la scorsa Pasqua e lo va dicendo in diverse occasioni, insieme all’invito a preoccuparsi dell’essenziale “Non affannarsi per soldi e successo, tutto passa!” aveva detto il 28 novembre nella celebrazione con i nuovi cardinali dell’ultimo Concistoro. Parole che valgono anche per tutti i fedeli laici. “Attratti dai nostri interessi e distratti da tante vanità, rischiamo di smarrire l’essenziale”, ammonisce papa Bergoglio che associa un messaggio di speranza con l’invito alla sobrietà: “Se dobbiamo vegliare, vuol dire che siamo nella notte”, osservava in periodo di Avvento. “Sì, ora non viviamo nel giorno, ma nell’attesa del giorno, tra oscurità e fatiche. Leggi tutto »

GIORNI CROCIFISSI EPPURE BENEDETTI

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Feb 132021
 

Le comunità cristiane sono chiamate ad “abitare evangelicamente la crisi che pure le coinvolge e le attraversa, accettandola come un tempo di grazia donatoci per capire la volontà di Dio”

Sono parole del cardinale Bassetti nella sua introduzione al Consiglio permanente Cei appena concluso. Vi si legge la consapevolezza delle difficoltà che la Chiesa sta vivendo, e al tempo stesso la speranza di veder fiorire in essa un germoglio di vita nuova. … Certamente viviamo giorni crocifissi; non solo la Chiesa, ma tutta l’umanità è inchiodata a una croce dolorosa, che l’ha gettata nello sgomento di un’esperienza di fragilità impensata e imprevedibile. … Leggi tutto »

L’ASSOLUTA IMPORTANZA DI POTERSI DIRE ADDIO

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Feb 062021
 

Se un parente stretto, poniamo un genitore, poniamo la madre, se ne va da questa vita e noi non siamo lì a salutarla…., se siamo estranei alla morte di nostra madre siamo estranei all’umanità.

Vorrei esprimere il mio consenso a un alto dirigente del Policlinico di Padova, il professor Ivo Tiberio, che s’è dato da fare per rendere possibile l’incontro e il saluto, l’addio, l’a-Dio, dei famigliari con il malato di covid che se ne sta andando. E vorrei dare lo stesso consenso al direttore di un altro ospedale, stavolta di Bassano, per la stessa iniziativa. Così, adesso, che un parente stretto se ne va lo sappiamo di persona, e lui per un attimo vede che siamo presenti, gli siamo vicini Leggi tutto »

DEDIZIONE CRISTIANA E MARTIRIO CIVILE

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Gen 302021
 

“Livatino ha lasciato a tutti noi un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi; e di come l’obbedienza alla Chiesa possa coniugarsi con l’obbedienza allo Stato, in particolare con il ministero, delicato e importante, di far rispettare e applicare la legge”. (Papa Francesco)

Dunque, papa Francesco ha deciso che sarà beatificato Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”. Merita riflettere sulla lezione che ce ne viene. Come è noto, ai beati la Chiesa riconosce le “virtù eroiche”. Nel caso di Livatino l’eroismo non è quello che egli era perfettamente consapevole di essere nel mirino della mafia e aveva rifiutato la scorta. Il suo eroismo si esprimeva non in un gesto ma nell’esercizio quotidiano del suo dovere professionale e civile. Quello di un magistrato integerrimo e rigoroso, ma umile e riservato. Leggi tutto »

LIVATINO, CON FEDE CONTRO LE MAFIE

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Gen 232021
 

Questo era Rosario Angelo Livatino: un cristiano consapevole delle difficoltà delle scelte, convinto che “lo scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio”

Quella di Rosario Angelo Livatino è una storia di mafie assassine. Adesso è anche ufficialmente storia di fede. Col decreto che dispone la beatificazione del magistrato siciliano, papa Francesco scrive una pagina nuova nel racconto della vita del giudice agrigentino, che il 21 settembre 1990, ai sicari mandati dalle “stidde” – letteralmente, i rami staccatisi dall’albero di “cosa nostra” – chiedeva che cosa avesse fatto loro: “picciotti”, le ultime parole. La risposta gliela diedero con due colpi di pistola alla testa, mortali, ma non così definitivi da farcelo dimenticare. Anzi. Chi uccise Livatino, come chi diede l’ordine di toglierlo di mezzo, voleva sbarazzarsi di un magistrato ritenuto di intralcio al pari di altri, poiché considerato incorruttibile e ineccepibile nel suo lavoro, ma ciò che animava le “stidde”, mandanti ed esecutori, era radicato pure nell’odio verso la sua fede, che lo aveva fatto etichettare dai suoi nemici “santocchio”, perché pregava ogni mattina, prima di andare in ufficio e affidava al Signore i tanti morti ammazzati, che magari aveva già giudicato in Tribunale. Leggi tutto »