Domenica delle palme

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Mar 182016
 
  • Prima lettura     Is 50,4-7
  • Seconda lettura Fil 2,6-11
  • Vangelo               Lc 19,28-40 Lc 22,14–23,56

Palme-CLa liturgia ci introduce nella Settimana santa: in essa facciamo memoria del “mistero pasquale”, ossia degli eventi che sono accaduti «per noi e per la nostra salvezza». Il Salmo responsoriale dà il tono alla celebrazione: esprime tutta l’angoscia di chi avverte la vicinanza del pericolo, il peso de- gli avversari e sente Dio come fosse lontano. La prima reazione è quella di gridare aiuto, di chiamare in causa Colui che solo può salvarci: «Ma tu, Signore, non stare lontano!». Nella fede, però, già avvertiamo anche la risposta, intravvediamo la luce della Pasqua: Gesù che si umilia fino alla morte, per amore, sarà colui che Dio risusciterà e che, trionfando sulla morte, aprirà un futuro di speranza per tutti.

Il vangelo occupa oggi il posto principale nella liturgia della Parola: il racconto della passione è proposto secondo il vangelo di Luca e va letto secondo la prospettiva lucana del Dio che o offre a noi la sua misericordia. Gesù non è qui solo un esempio di mansuetudine nel non reagire alla violenza, non è unicamente un modello per i futuri martiri cristiani. Occorre assai più vedervi il Dio che dietro gli eventi realizza il suo disegno di salvezza nonostante la sofferenza e la morte, ma proprio anche mediante questa sofferenza e morte. In questo modo possiamo allora comprendere il Dio che risuscita dai morti il Figlio e che, in lui, chiama a vita risorta tutti i suoi figli. In questa prospettiva assume luce nuova anche la figura del servo maltrattato e ucciso, ma che rimane fedele a Dio, evocato nella prima lettura. E ugualmente le parole della seconda lettura: un inno liturgico che celebra Gesù, fattosi servo fino alla morte di croce, ma da Dio esaltato e costituito signore e salvatore di tutti.

V ^ Domenica di Quaresima

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Mar 102016
 

donmarioalbertiniIl vangelo presenta un Gesù chiamato a giudicare il comportamento di una donna considerata peccatrice: il suo giudizio, però, è completamente diverso da quello che attendono i suoi interlocutori, poiché è un giudizio di misericordia e di salvezza. Egli apre alla donna la possibilità di un futuro diverso, di un “dopo” nel quale lei per prima può rinascere a vita nuova. Questa apertura di un futuro è resa possibile dal suo perdono, ed è per questo che tale vangelo è stato proclamato fino ad oggi. Anche nella prima lettura Dio è introdotto come «Colui che apre una strada nel mare, un sentiero in acque impetuose». Dio dunque non condanna l’uomo per la sua fragilità, ma intende continuamente plasmare una nuova umanità. In modo simile Paolo parla di sé nella seconda lettura: conoscere Cristo significa per lui fare esperienza di risurrezione nel corso del suo sofferto ministero, sentire che la forza che proviene da lui lo sostiene nelle prove quotidiane.

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IV^ Domenica di Quaresima

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Mar 042016
 

donmarioalbertiniLa parabola che il vangelo ripropone è molto nota: descrive l’atteggiamento di un padre, immagine di Dio, a confronto con l’atteggiamento opposto dei suoi due figli. La comunione, nell’immagine di un banchetto, alla quale sono invitati è per loro una grande sfida: faranno festa insieme? Accetteranno di sedersi alla tavola della misericordia preparata per loro dal Padre? Il vangelo fa a noi la stessa proposta e attende la nostra risposta. Messaggio analogo viene dalla prima lettura: Dio inizia con il suo popolo un’epoca nuova di una storia in cui è possibile non solo la liberazione dal male, ma soprattutto costruire il nuovo, un futuro diverso. E nella seconda lettura: se questa è l’opera di Dio, che con il dono del Figlio investe totalmente se stesso nella nostra storia, quale deve essere il sentimento del credente, chiamato a fare da ambasciatore per tanti altri di questo nuovo stato di cose? Leggi tutto »

III^ Domenica di Quaresima

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Feb 272016
 

donmarioalbertiniLa parabola del Dio paziente e capace di attenderci, che il vangelo ci propone, può̀ essere rassicurante, ma è tutt’altro che deresponsabilizzante. La parabola ci parla certamente più̀ di Dio che dell’uomo, della misericordia più̀ che del giudizio e della condanna. E tuttavia colui che è presentato come «lento all’ira e grande nell’amore» non manca di interpellare l’uomo nella sua esistenza: richiede a ciascuno di trovare buone idee e una via per scampare alla morte. Anche nella prima lettura Dio non si presenta come giudice, ma come liberatore: è sperimentato da Mosè come colui che entra nella vita per guidare e salvare, per riscattare alla libertà. Allo stesso modo la seconda lettura ci conferma il primato dell’iniziativa divina che si manifesta nella nostra vita, ma non manca di metterci in guardia e di sollecitare la nostra responsabilità̀: «Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere!».

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