- Prima lettura Is 50,4-7
- Seconda lettura Fil 2,6-11
- Vangelo Lc 19,28-40 Lc 22,14–23,56
La liturgia ci introduce nella Settimana santa: in essa facciamo memoria del “mistero pasquale”, ossia degli eventi che sono accaduti «per noi e per la nostra salvezza». Il Salmo responsoriale dà il tono alla celebrazione: esprime tutta l’angoscia di chi avverte la vicinanza del pericolo, il peso de- gli avversari e sente Dio come fosse lontano. La prima reazione è quella di gridare aiuto, di chiamare in causa Colui che solo può salvarci: «Ma tu, Signore, non stare lontano!». Nella fede, però, già avvertiamo anche la risposta, intravvediamo la luce della Pasqua: Gesù che si umilia fino alla morte, per amore, sarà colui che Dio risusciterà e che, trionfando sulla morte, aprirà un futuro di speranza per tutti.
Il vangelo occupa oggi il posto principale nella liturgia della Parola: il racconto della passione è proposto secondo il vangelo di Luca e va letto secondo la prospettiva lucana del Dio che o offre a noi la sua misericordia. Gesù non è qui solo un esempio di mansuetudine nel non reagire alla violenza, non è unicamente un modello per i futuri martiri cristiani. Occorre assai più vedervi il Dio che dietro gli eventi realizza il suo disegno di salvezza nonostante la sofferenza e la morte, ma proprio anche mediante questa sofferenza e morte. In questo modo possiamo allora comprendere il Dio che risuscita dai morti il Figlio e che, in lui, chiama a vita risorta tutti i suoi figli. In questa prospettiva assume luce nuova anche la figura del servo maltrattato e ucciso, ma che rimane fedele a Dio, evocato nella prima lettura. E ugualmente le parole della seconda lettura: un inno liturgico che celebra Gesù, fattosi servo fino alla morte di croce, ma da Dio esaltato e costituito signore e salvatore di tutti.