VI^ Domenica di Pasqua

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Apr 282016
 

donmarioalbertiniIl vangelo ci trasmette le parole di addio del Gesù terreno: sono parole che vogliono orientare il cuore dei discepoli verso una realtà più grande, parole che Gesù ha udito presso il Padre e che ha manifestato agli uomini perché, nel mondo, imparino a parlare, ad agire e a pensare secondo il linguaggio di Dio e ad essere in un rapporto di familiarità con lui. Di fronte ad un conflitto vissuto nella chiesa delle origini la prima lettura offre un criterio che può guidare i credenti di tutti i tempi: siamo invitati ad affrontare ogni eventuale conflitto lasciandoci guidare dallo Spirito. Nella immagine della nuova Gerusalemme la seconda lettura lascia intuire alla comunità terrena, peccatrice e in cammino, la visione di Dio che può trasformare il mondo.

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V^ Domenica di Pasqua

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Apr 222016
 

donmarioalbertiniCieli nuovi e terra nuova non sono per i credenti una illusoria utopia, sono piuttosto una promessa per la cui realizzazione sono invitati a dare la loro collaborazione. L’uomo insieme a Dio, l’uomo collaboratore di Dio… è la strada per una umanizzazione della terra. Lo sforzo prometeico dell’uomo soltanto, che considera Dio un ostacolo o addirittura un rivale del progresso umano, è destinato a fallire, come mostrano gli umanesimi che hanno preteso di fare a meno di Dio. La speranza cristiana non si nu- tre di pessimismo, ma vive della certezza che la vera liberazione unisce gloria di Dio e amore dei fratelli.

Tutti conosciamo abbastanza il vangelo per sapere che non lo si può leggere senza scontrarsi di continuo con l’insegnamento della carità fraterna: un insegnamento che riceviamo dall’esempio di Gesù, prima ancora che dalle sue esortazioni, e non ci meravigliamo certo di trovarlo ripetuto in questo colloquio finale con gli apostoli.

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IV^ Domenica di Pasqua

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Apr 152016
 

donmarioalbertiniNel clima di anonimato e di massificazione tipico della nostra cultura, e spesso di disprezzo nei confronti della persona e della sua dignità, l’immagine di Gesù “pastore” capovolge queste logiche e mostra la possibilità di rapporti personali accoglienti e valorizzanti, soprattutto nei riguardi dei più deboli. Il suo amore ci coglie nella nostra identità, egli ci “conosce” e in lui noi “riconosciamo” colui che ci salva. Attraverso di lui ci sentiamo nelle mani buone di un Padre che nutre interesse per la nostra umana avventura.

“Signore, tu mi scruti e mi conosci, penetri da lontano i miei pensieri, ti sono note tutte le mie vie; tu mi conosci sino in fondo…” E’, questo, un atto di fede espresso in un salmo (138).

Dio ci conosce davvero, non per giudicare e condannare, bensì per valorizzare i semi di bontà e di verità che sono in noi. Dio ha fiducia in noi, ha fiducia in quelle nostre capacità di bene che lui conosce più di quanto noi stessi constatiamo. E se Dio ha fiducia in me, a me tocca l’impegno di corrispondere nel fare il bene.

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III^ domenica di Pasqua 2016

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Apr 082016
 

donmarioalbertiniLa dimensione eucaristica in cui ci pone il vangelo (Gv 21,1-19) esprime il centro di una vita cristiana: riconoscere il Risorto in mezzo a noi comporta l’impegno a ricreare in continuazione quella relazione di comunione che caratterizza i discepoli di Gesù. Attorno alla mensa eucaristica si ristabiliscono i rapporti fondati sulla comunione autentica tra il Signore e i fratelli. Anche la prima lettura (Ap 5,27b-32.40s) ci rinvia ad una ‘missione’: obbedire a Dio vuol dire seguire la logica di Gesù nella sua offerta di riconciliazione a tutti. E nella seconda lettura (Ap 5,11-14) la liturgia celeste, che celebra il trionfo dell’Agnello, assicura i credenti che l’ultima parola sulla storia umana sarà quella del Risorto.

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II^ Domenica di Pasqua 2016

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Apr 012016
 

donmarioalbertiniL’apparizione di Gesù ai discepoli e a Tommaso diventa, nel vangelo, modello di un aprirsi ad una visione della vita dal respiro e dagli orizzonti più vasti. Colui che è uscito dall’angustia della morte può ora attraversare tutte le situazioni della vita e porsi al centro di ogni comunità come punto di riferimento per chi si sente chiuso o braccato dal mondo. Nella prima lettura ci è descritta la dimensione comunitaria della vita della prima chiesa, quale modello di comunità che, lasciandosi guidare dallo Spirito, agisce con coraggio, testimoniando nel concreto la misericordia sperimentata. Allo stesso modo la seconda lettura attesta la centralità del Risorto: il Cristo è presente nella vita dei credenti quale punto di forza per trasformare, attraverso la loro fede, anche la storia delle loro relazioni.

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